sabato, dicembre 02, 2006

violinisto capriccioso



A due passi il tribunale. Tra bancarelle e passanti della vita di risparmiatori e avvocati, tra buoni acquisti e cause perse. Note di violino, note a scandire i loro passi spediti, bancarellari e mamme alla ricerca del risparmio che danzano tra le offerte con damiggelli in giacca e cravatta e valigette piene di documenti. Un fodero a terra con qualche spicciolo che di tanto in tanto cade dentro, un inchino e una nota di ringraziamento. "Musico greca... violinisto capriccioso...", le parole che, di tanto in tanto a chi lo chiede, intervallano le melodie saltellanti che incorniciano le danze di una fotografia della vita quotidiana. E lui nell'angolo con di fronte il teatro, non il pubblico ma il palcoscenico, che ogni tanto si confonde e suona uno spicciolo che cade tra i pochi altri.

giovedì, agosto 03, 2006

Dalla parte di Spessotto



Quando ho dato vita a questo blog avevo capito di trovarmi in una situazione che pensavo comune a molti se non a tutti. Una situazione non descrivibile con una semplice concisa definizione fatta di parole, una situazione fatta di sensazioni che pensavo qualche errante del web avrebbe riconosciuto nelle descrizioni di questo blog, sensazioni che non tutti riconoscono di avvertire perchè temono di sentirsi staccati dagli altri, da quelli che non stanno dalla parte di Spessotto o che magari fingono anche di starci. La frontiera, il purgatorio, la statunitense statale 60 o l'italiana A34, lo straniero, l'innamorato... alla fine non si stà così male.

domenica, luglio 16, 2006

Sabato giorno pre-festivo



La doccia del mattino. Le gocce d'acqua che si fermano sulle pareti trasparenti, e io con loro a pensare. Oggi è Sabato, niente routine mattutina, niente pranzo con i buoni pasto in mense chiassose e fredde nonostante il frenetico via vai. Niente giacche e cravatte, capelli lucidi e marmorei, facce pulite ma stanche già alle otto del mattino. Oggi è Sabato, è festivo. E' da star stesi sul letto finchè lo stomaco inizia le sue rivendicazioni sindacali, mangiare e poi tornare giù a stare immobili come hai desiderato per tutta la settimana. Anzi no, non è festivo, è pre-festivo... ma che significa pre-festivo? Si deve fare come gli altri giorni "feriali" o come la domenica "festiva"? Come faccio a trovare una via di mezzo? L'acqua sta scendendo troppo gelida ora, devo uscire. E uscirò anche di casa insieme ai miei pensieri più dolci, ci prenderemo una giornata di intenso non pensare, e muovere solo le gambe per camminare per strade antiche e le labbra e gli occhi per baciarci e vederci sorridere. Così, faremo la nostra via di mezzo.

mercoledì, luglio 05, 2006

Mò m'ariposo


Eccole che mostrano la schiena
signorine illibate
passeggiate che l'aria vi aiuta
a mettere e a rassodare
scarpe e cosce sempre nuove

Laureati di poca fortuna
malati di un principio di carriera
passeggiate che l'aria vi aiuta
ad aspettare con pazienza
e a smaltire le bottiglie
e le promesse fatte sottovoce
dentro ai fine settimana
dentro ai corridoi di casa

Ma voi passeggiate che io resto qua
mi siedo e m'ariposo
che l'amore è sempre un mese fa
mò prima o poi me sposo

Giovani vestiti di cultura
tutti petto e pettinatura
passeggiate ancora un'ora sola
che la notte con le ombre
e le civette s'avvicina

Camminate e andate a cento all'ora
come i matti dentro casa
che bestemmiano il tramonto
quando viene sera
che sbatte sopra alle vetrine
nascondendo col riflesso
le commesse dalle gonne corte
con le unghie troppo lunghe
per massaggi sulla faccia

Ma voi passeggiate che io resto qua
mi siedo e m'ariposo
che l'amore è sempre un mese fa
mò prima o poi me sposo,
...ma intanto m'ariposo


Emanuele Colandrea

giovedì, gennaio 05, 2006

legittimo bastardo


"Porto la mano destra alla fronte e un pelo corto, duro, morbido la paralizza mentre le mie narici ispirando con furia mi raccontano il mondo intorno:Lupo. Lupo sarai che sbrana, orrendi denti, muso raggrinzito, consapevoli gli occhi malcontenti. Azzanna. Sangue addosso e dentro. Avanti, movimento. Pace, alla fine, per sterminio intorno. Pace tremante tesa. Tregua sospesa. Longobarda franchigia protoalchemica decadde, avvicinando nello Spazio Tempo l'area della Salvezza. Fatto, rude, sottile fatto schietto, adulto, maschio mammifero di specie, Umano, bianco sostanziosi difetti, qualche vanto. Le Virtù militari disprezzate perdenti, ho serbato nel cuore familiari splendenti, amo la carne e la sua controparte, mi misuro con gli occhi, con l'odore, col tatto, ascolto chi vale solo ciò che vale, questo vale, quanto vale, ciò che vale, quanto vale. La Civiltà Città m'affascina, la tecnica su tutto. Tecnica. Ospedali musei e buoni ristoranti, ogni cosa al suo prezzo, ogni Mezzo di mezzo. Banche. Mi confonde mi attrae, ma non m'incanta. Non rende merito al Dovere, non onora il Piacere. L'immagina strano l'immagina lontano, non intende che è Dono quasi sempre vicino. Vicino. La Civiltà Città si insinua in me, s'insinua ragionando sui perché. Diritti faticosi offerti in posti gratis dei Simboli ritorti dei privilegi vuoti. La Civiltà Città m'allergica. né l'Impero nè l'Ordine né sogni di Rivolta. La Civiltà Città m'allergica. Un Muro dentro eretto dagli Dei, Barbaro, Barbaro come gli Avi miei. Come gli Avi miei, nei silenzi del Nord, mai dominati, mai dominati, mai dominati, mai dominati, mai dominati, mai. Katolikos per poco, per niente Bizantino, in nessun modo No, No, No. Quando è No è No, comunque ovunque sempre Indistintamente. Quando non si sa, è dubbio non si può, ognuno sia conforme a sé, giudica il creatore, giudica Me e Te, giudica il mondo per quello che è, rotondo. Come gli Avi miei, Barbaro, come gli Avi miei, Bastardo. Barbaro, legittimo Bastardo."

Giovanni Lindo Ferretti

martedì, novembre 15, 2005

La ballata della paura

Si fici persuaso che la cosa non potiva andare avanti così. Lei faciva l’indecisa tra lui e un altro, un milanesi dall’accento irritante. Ma non era più cosa. Non potiva essere amico e amanti allo stisso tempo della fìmmina per cui aviva perso la testa. Non potiva abbracciarla da amico quanno invece voliva baciarla e baciarla quanno voliva prenderla e farla sua, perdersi nel calore so’, aderire con la pelle al suo corpo nudo, sprofunnari nel so’ sciauro di fìmmina fatta. No, non lo potiva fare. Stava tornando a casa che erano le due di notti, quanno gli venne in menti quella so’ amica, amante di Pino, un picciotto poco meno che trentino, elegante di natura e di reddito familiari, ma tanticchia bruttarello di viso. Lei, bedda e ammalianti, era sempri stata una fìmmina dicisa, che 'iva diritta per la strada so’, ma da quanno conobbe Pino la sua firmezza di sciolse. Lui non le promise mai nenti, ogni tanto si vidivano e facivano l’amore. Lui la chiamava ogni iornu ma l’argomento delle chiamate erano sempri le fìmmini ca si fotteva tra una scopata e l’altra con lei. Lei al telefono ridiva, ci scherzava sopra, arrivava pure a dargli consigli. Era felice così. ‘Nnamurata e felici. Per ‘iddra era meglio accussì che nenti. Po’ gli venne a menti una canzone di De Andrè, “la ballata dell’amore cieco” se non si ricordava male. “Morir contento e innamorato, quando a lei niente era restato, non il suo amore, non il suo bene, ma solo il sangue secco delle sue vene”, ecco come faciva! La canzone contava di un picciotto onesto, ‘nnamurato di una fìmmina che non ricambiava e che fitusa lo fici ammazzari perchè le dimostrasse il so’ amore, e lui zitto e felici s’ammazzava perché era contento di esaudire il desiderio della so’ amata. Erano le tre o poco più, capì qual era la cosa giusta da fari, ma non gli sfarfallava tanto l’idea. Ci stette a pensari tanticchia. Non aviva gana di riprendere la questioni in mano, avrebbe significato portarla avanti per chissà quanto, però magari assaggiari un pò di felicità. Ma non voliva, magari questa volta preferiva chiudìri la questioni lì, aviri una certezza, un punto fermo. Ma non era questione di gana o meno, questa volta il picciotto, per la so’ prima volta in fatto di fìmmini, aviva veramente paura.

lunedì, ottobre 24, 2005

Rum & Pera

"Così diverso e distratto da te
e da nuvole troppo pesanti
quattro bicchieri per spiegarti com'è
che ancora non riesco a slegarti.
Fogli già pieni di certi va beh,
potremmo un minuto sederci
per rovistare con tranquillità
nei ciao come vanno i ricordi e i suoi tarli.
Vestiti vestimi di avarie
e di giorni passati a sposarti
vestiti vestimi di vai via
che magari mi giro a guardarti.
Foto di vicoli e notti per me
che ho lasciato alle mani i suoi schiaffi
lo strofinarmi nervoso
i contorni degli occhi e dei baffi.
Ecco una scusa un altro va beh,
non è che hai trovato i miei denti
io li ho lasciati attaccati da te
al tuo nome più giusto di tanti commenti.
Vestiti vestimi di avarie
e di giorni passati a sposarti
vestiti vestimi di vai via
che magari mi giro a guardarti.
Vestiti vestimi di avarie
e di giorni passati a sfiorarti
vestiti vestimi di vai via
che magari poi smetto di amarti."
Cappello a Cilindro
Sabato 22 ottobre i cilindrici sono stati in concerto all'Università La Sapienza di Roma in occasione dell'occupazione studentesca dell' Ateneo romano. La band si è esibita presso la Facoltà di Fisica, all'interno della città universitaria. UN GRANDE BAND PER UNA INDISCUTIBILMENTE GIUSTA CAUSA.