lunedì, settembre 26, 2005

"Estate"

"Estate

sei calda come i baci che ho perduto

sei piena di un amore che è passato

che il cuore mio vorrebbe cancellar...


Odio l'estate,

il sole che ogni giorno ci scaldava

che splendidi tramonti dipingeva

adesso brucia solo con furore.


Tornerà un altro inverno

cadranno mille petali di rose

la neve coprirà tutte le cose

e forse un po' di pace tornerà.


Odio l'estate,

che ha dato il suo profumo ad ogni fiore

l'estate che ha creato il nostro amore

per farmi poi morire di dolor.


Tornerà un altro inverno!


Odio l'estate,

che ha dato il suo profumo ad ogni fiore

l'estate che ha creato il nostro amore

per farmi poi morire di dolor.


Odio l'estate... Odio l'estate."

Bruno Martino e Bruno Brighetti, 1960

sabato, settembre 24, 2005

L'amore difficile

"E' un'incognita ogni sera mia...
Un'attesa, pari a un'agonia. Troppe volte vorrei dirti: no!
E poi ti vedo e tanta forza non ce l'ho!
Il mio cuore si ribella a te, ma il mio corpo no!
Le mani tue, strumenti su di me,
che dirigi da maestro esperto quale sei...

E vieni a casa mia, quando vuoi, nelle notti più che mai,
dormi qui, te ne vai, sono sempre fatti tuoi.
Tanto sai che quassù male che ti vada avrai
tutta me, se ti andrà per una notte...
... E cresce sempre più la solitudine,
nei grandi vuoti che mi lasci tu!

Rinnegare una passione no,
ma non posso dirti sempre sì e sentirmi piccola così
tutte le volte che mi trovo qui di fronte a te.
Troppo cara la felicità per la mia ingenuità.
Continuo ad aspettarti nelle sere per elemosinare amore...

Sono sempre tua, quando vuoi, nelle notti più che mai,
dormi qui, te ne vai, sono sempre fatti tuoi.
Tanto sai che quassù male che ti vada avrai
tutta me, se ti andrà, per una notte... sono tua...
... la notte a casa mia, sono tua, sono mille volte tua...

E la vita sta passando su noi, di orizzonti non ne vedo mai!
Ne approfitta il tempo e ruba come hai fatto tu,
il resto di una gioventù che ormai non ho più...
E continuo sulla stessa via, sempre ubriaca di malinconia,
ora ammetto che la colpa forse è solo mia,
avrei dovuto perderti, invece ti ho cercato.

Minuetto suona per noi, la mia mente non si ferma mai.
Io non so l'amore vero che sorriso ha...
Pensieri vanno e vengono, la vita è così..."
Mia Martini, Minuetto
Da come avrete capito oggi voglio focalizzare l'attenzione di questo blog sul tema intramontabile e immenso e tremendamente patetico dell'amore. Sono tanti gli aspetti di questo tema che si possono trattare, ma qui ora ho l'intenzione di parlare non del sentimento nudo e crudo, ma dello stato d'animo che Mia Martini in questa canzone decanta, dell'amore difficile, contrastato e talvolta letteralmente impossibile. Rispetto al generale tema amoroso, nondimeno questa variante è stata ampiamente analizzata da letteratura, cinematografia e musica, ma è spesso e purtroppo per noi sempre attuale. O l'abbiamo vissuta, o la stiamo vivendo, o la vivremo di certo.
Questa canzone è, a mio avviso, nella storia della musica italiana, una di quelle, se non quella, che meglio descrive lo stato d'animo che si vive in una situazione del genere. Nel testo di questa canzone Mia Martini pone la protagonista come un'inetta donna che non riesce a rinunciare a donarsi all'uomo che ama, nonostante lui non dimostri di corrispondere con la stessa intensità. Alle parole di questa canzone voglio contrapporre il testo della canzone "Storia d'amore" che narra invece della vicenda amorosa di un ragazzo meno inetto e che prende un'altra strada nella sua storia rispetto a quella della donna di Minuetto.
Non so cosa sia meglio. In realtà non so neanche se si possa stabilire cosa sia meglio. Di certo il giudizio di chi ha passato queste situazioni e che oramai ne è lontano è più oggettivo.
P.S. Consiglio a chi non l'abbia visto il lungometraggio di Ferzan Ozpetek "Le fate ignoranti" che tratta proprio questa variante del tema. Un film di cui con presunzione, credo che in questo caso possa permettermela, ne affermo la struggente bellezza.

giovedì, settembre 08, 2005

Straniero

Salve a tutti, erranti del web. Mi siedo qui ora, davanti al pc, per porre uno spunto di riflessione, per suscitare interesse verso la definizione di una condizione umana per me comune a molti, se non a tutti: l'essere estraneo, il sentirsi straniero.
Riporto qui di seguito il testo di una canzone di Alessio Lega, premio Tenco 2004, che tratta proprio della condizione dello straniero.

"…E da una riva a un’altra riva percorsi questo mare
Quando arrivai all’attracco e scesi a questo nuovo porto
E trascinavo la mia vita, chissà per arrivare
Chissà per ritornare o non sentirmi ancora morto…

Sono venuto a sta città
Come straniero che non sa
Come un insulto al cielo nero
In questa pioggia ostile
Lo stile fosco dell’età
E la pietà per questa gente
In tutto questo niente, il vento
Che batte il mio pensiero
E me ne andrò, io mi dicevo
Di notte, come uno straniero
Andrò davvero io non devo
Niente a nessuno andrò leggero via.

Da marciapiede a marciapiede poi si disperde il sogno
Bisogna pur cedere al fondo un’ancora d’appiglio
Però io veglio inquieto ancora e traccio a questo stagno
Punto di fuga che non sia famiglia, moglie o figlio mio

E così vivo in sta città
Come straniero che non parla
La lingua della società
- Il tarlo nella perla –
Sono straniero alla mia via
Mi sento ignoto anche agli specchi
Ai vecchi amici, a casa mia
A ciò che guardi o tocchi
Ho fiori secchi sul balcone
E la pensione per traguardo
Alzo lo sguardo a ogni stazione
Già certo del ritardo mio

Da vita a morte è solo storia di grottesca assenza
Di sete d’aria fresca e nuova e fame di vacanza
Così ogni tanto cerco attorno chi dallo sguardo fa sfuggire
Sul piombo grigio d’ogni giorno la voglia di partire

Siamo stranieri a sta città
Siamo stranieri a questa terra
A quest’infame e dura guerra
Alla viltà e al letargo
Prendiamo il largo verso altrove
Dove non seppellisci i sogni
Dove non inghiottisci odio
E arrivi a odiare i tuoi bisogni…
O morte vecchio capitano
Salpiamo l’ancora, su andiamo
Inferno o cielo cosa importa
Da questa vita morta
Come straniero partirò
Senza più niente da sperare
Fra quattro assi e dieci chiodi
Vedi c’è odor di mare… e ciao "

Vi propongo anche un libro per approfondire l'argomento, "Bora", pagine di lettere scritte da Anna Maria Mori e Nelida Milani, due donne soggette alla condizione di straniere nella propria terra, quella di Pola, "passata" dall'Italia alla Jugoslavia al termine della seconda guerra mondiale.
Consiglio anche un ulteriore lettura, "Il deserto dei tartari" di Dino Buzzati. E' un libro che può creare un collegamento tra il concetto di frontiera che ho enunciato nella prima "pubblicazione"e la condizione di straniero che invece affronto qui adesso.

giovedì, settembre 01, 2005

La Frontiera


La frontiera... un posto interessante, per persone alla ricerca di qualcosa che non conoscono, qualcosa che è dietro l'angolo, un angolo introvabile.
Questo sito, in realtà, non vuole avere la presunzione di proporsi come frontiera, ma vuole cercare di essere un mezzo per raggiungerla, vuole porre lo spunto per incamminarsi verso quella meta, verso quel confine.
Non è un altro luogo che cerchiamo, non vogliamo andare in un'altra entità territoriale, noi cerchiamo proprio la frontiera, una linea che sta in mezzo, una condizione di precaria stabilità nella nostra testa ma che ci fa sentire a casa, ci fa sentire noi stessi, ci fa sentire arrivati.